Le sfide dell’edilizia italiana tra responsabilità, innovazione e visione condivisa


In Italia, parlare di edilizia significa parlare del futuro del Paese.


Quando si realizzano nuove abitazioni o edifici, in sinergia con l’ambiente; infrastrutture all’avanguardia, vie di comunicazione più rapide e moderne, trasformazioni  a tutela del  territorio  e contro il dissesto idrogeologico, efficienti impianti per produrre energie rinnovabili;  le nostre città diventano più vivibili, i territori più sicuri, le scuole più moderne, gli ospedali più efficienti, le case eco-sostenibili.

Parlare di edilizia significa, in buona sostanza, porre basi concrete per lo sviluppo sociale, economico e culturale dell’intera nazione.

Ma facciamo un piccolo passo indietro. Il combinato disposto della pandemia, della grande crisi economica e dei cambiamenti socio/economici, ha accelerato nel comparto edile una stagione di importanti trasformazioni che porteranno certamente grandi benefici all’intero comparto.

Considero questo passaggio l’opportunità di riscrivere nuove pagine della nostra storia e di quella dell’Italia.

Tuttavia, le nuove sfide che abbiamo di fronte le vinceremo solo se sapremo rinsaldare l’alleanza tra pubblico e privato, tra imprese e istituzioni: la ripartenza del Paese inizia da qui.

 

1. La transizione ecologica: costruire per le generazioni future

La prima grande sfida del nostro tempo è la sostenibilità. Il settore è chiamato a realizzare progetti a basso impatto ambientale,   che rispondano a criteri chiari: efficienza energetica, materiali riciclati o riciclabili, durabilità, basso consumo di suolo.

La sostenibilità di cui parlo non si misura solo in chilowattora o in tonnellate di CO₂ risparmiate, è  qualcosa di più profondo,  è l’idea che ciò che costruiamo oggi debba migliorare la vita di chi verrà dopo di noi ,  le imprese devono assumersi un ruolo guida, anticipando normative e investendo in ricerca, formazione, innovazione.

 

2. Rigenerare l’Italia: non consumare, ma valorizzare

Il secondo grande fronte è la rigenerazione urbana.

Il nostro patrimonio edilizio,  immenso, diffuso, prezioso,  ha però bisogno di essere riattivato ed inoltre  molti edifici, per svariati motivi, risultano vuoti, inutilizzati o abbandonati.

Rigenerare, quindi, significa restituire senso, funzione e dignità ai luoghi che abitiamo e che quotidianamente viviamo , trasformare vecchie caserme in scuole, ospedali dismessi in centri culturali, edifici industriali in spazi produttivi, vecchi condomini o quartieri per ridarli alla città nella loro nuova funzione sociale , funzionale e perché no, estetica.

Significa farlo con rispetto per la storia e coraggio per il futuro. In questo contesto, il PNRR ha offerto un’occasione unica, ma da sola non basta, serve una visione integrata tra urbanistica, architettura, paesaggio e comunità.

 

3. Semplificare per costruire

La terza sfida ha una parola d’ordine: velocizzare, velocizzare, velocizzare. Oggi in Italia, avviare un cantiere – anche per interventi urgenti e strategici – richiede tempi e procedure che scoraggiano l’iniziativa e ostacolano la crescita. Non è un problema di norme sbagliate, ma di stratificazioni, interpretazioni difformi, una macchina burocratica enorme,  a cui aggiungere spesso una  carenza di personale tecnico negli enti pubblici.

Le imprese dovranno fare la loro parte, ma hanno bisogno di amministrazioni che diventino partner di progetto, alleati sia nella vision che nelle intenzioni. Il sogno del nostro comparto è di realizzare un Paese moderno, efficiente, capace di rispondere con rapidità alle esigenze dei territori e delle famiglie. L’Italia deve avvicinarsi di più e meglio alle best practice europee.

 

4. Materie prime e approvvigionamenti: l’equilibrio da ricostruire

La quarta e ultima grande sfida riguarda la nostra stessa filiera. Negli ultimi anni, il settore ha affrontato aumenti esponenziali dei costi delle materie prime, ritardi negli approvvigionamenti, instabilità contrattuale. Un problema che nasce da dinamiche globali – conflitti, crisi logistiche, inflazione – ma che impatta duramente sulla tenuta dei cantieri e sulla programmazione degli investimenti, oltreché sulle famiglie e sugli italiani: un cantiere che costa di più, costerà di più per tutti. Per ovviare alla problematica serviranno riforme politiche ed economiche in grado di ridare linfa e vitalità all’iniziativa privata, così da rispondere meglio alle esigenze del Paese e delle famiglie italiane, insieme ad un nuovo piano per l’edilizia sociale e scolastica, di cui le nostre città hanno tanto bisogno

Edilizia come leva strategica del Paese

Costruire, oggi, non vuol dire solo edificare, ma realizzare bellezza e qualità. È un atto di responsabilità civile, è la capacità di tenere insieme innovazione tecnologica e tradizione, sostenibilità ambientale e valore sociale, bellezza architettonica e funzione pubblica.

In buona sostanza, l’edilizia ha il compito e la responsabilità di tornare al centro delle politiche di sviluppo.

Per farlo, servono strumenti normativi stabili, un piano strategico pluriennale, ma soprattutto una rinnovata alleanza tra pubblico e privato, fondata sulla fiducia, sulla trasparenza e sulla condivisione degli obiettivi, ecco perché stiamo chiedendo di dare forma concreta ad un nuovo piano per l’abitare sostenibile per i lavoratori e per gli studenti, proposto da Confindustria al Governo.