Il futuro dell’edilizia, tra passato e presente


L’edilizia rappresenta circa il 9% del Pil europeo e mobilita un numero pari a 18 milioni di persone. È, in senso stretto, una grande azienda che: crea posti di lavoro, crescita, sviluppo che connettono le città con le città e i Paesi con i Paesi.


Stiamo parlando di una realtà che ha tutte le caratteristiche per essere definita il vero motore di sviluppo della società ma, proprio per questo, riteniamo che parlare di sfide future nel mondo dell’edilizia significa parlare di progresso della nostra società: le due cose, di fatto, vanno a braccetto.

In Italia e in Europa siamo usciti da qualche anno da un periodo decennale di crisi e di stress economico che, giocoforza, ha interessato anche il nostro mondo: pochi investimenti, difficoltà di crescita e cantieri spesso rallentati dalla burocrazia. Oggi al contrario stiamo vivendo un rifiorire del comparto edilizio, anche grazie al New Deal europeo che ha permesso all’Italia, agli enti pubblici e alle famiglie di beneficiare del Pnrr; al tempo stesso marciamo nel solco di un futuro già scritto: da domani la strada che l’edilizia è chiamata a tracciare si chiama transizione ecologica, sostenibilità e difesa ambientale, rigenerazione urbana, rivoluzione digitale e tecnologica e, infine, politiche green.

Ecco il futuro a breve termine dell’edilizia: siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione che noi del settore abbiamo la responsabilità di governare. Mentre qualche decennio fa, forse, si pensava maggiormente ad ampliare il raggio di costruzione di nuovi edifici e infrastrutture a discapito dell’ambiente, oggi la filosofia si sta orientando sul bello, sulla qualità e sull’unità tra uomo e ambiente.

Così anche Bucci Spa, che da anni ha messo in campo questa filosofia, è chiamata alla rivoluzione green e sostenibile.

Tuttavia, la sfida non è priva di ostacoli, come il futuro non è sempre roseo: come settore abbiamo la necessità di gettare lo sguardo ben oltre l’orizzonte e individuare i potenziali rischi del domani.

Secondo i dati e le statistiche, il settore avrà bisogno di 4 milioni di nuovi lavoratori (ebbene sì, oggi siamo in deficit), ma molto di più serviranno competenze nuove per attuare la rivoluzione di cui abbiamo scritto.

Le figure mancanti nel settore includono project manager, data analyzer e tutte le nuove skill di cui la rivoluzione ha bisogno: dobbiamo investire di più e meglio sui nostri giovani, sulle competenze e sull’istruzione specializzata.

Questo richiederà tempo, nuovi sforzi economici e maggiori investimenti; richiederà inoltre una grande alleanza tra pubblico e privato, quindi comparto edilizio e istituzioni, per unire le forze e vincere le sfide dell’epoca.

Se vogliamo cambiare il mondo rendendolo più bello e di qualità, in cui l’ambiente e l’uomo vivono in armonia in spazi bilanciati e omogenei, si ha bisogno dello sforzo di tutti: siamo alle porte di una rinascita edilizia importante, non possiamo in alcun modo perdere la sfida.